Le comunità energetiche si stanno diffondendo anche da noi. Risparmio e sostenibilità, minore impatto sull’ambiente e finalità pubbliche e sociali
Chi non ha mai sognato di potere contribuire alla salvaguardia dell’ambiente e allo stesso tempo contenere i costi? È un desiderio crescente che va di pari passo con la sensibilizzazione sui temi legati alla sostenibilità e al ridimensionamento dei consumi. Si sta imponendo, dunque, una consapevolezza sempre più diffusa di quanto sia necessario unirsi per potere affrontare a livello globale il prossimo futuro. Per questo motivo sono nate le Comunità Energetiche, ovvero gruppi di consumatori che si uniscono per ottimizzare l’uso della produzione di energia su aree comuni.
Intuendo in anticipo su molti altri la necessità imprescindibile di fare rete, PlanGreen, azienda riminese attiva fin dal 2013 che si occupa proprio di efficientamento energetico, ha già realizzato più di 150 interventi tesi alla diminuzione dei consumi. L’obiettivo è cercare di garantire risparmio, manutenzione e servizi fino a 10 anni. PlanGreen, infatti, ha stipulato contratti a performance che a oggi e per il prossimo decennio si calcola faranno risparmiare quasi 4,5 milioni di Euro l’anno. Una cifra impressionante se ci si pensa.
Le comunità energetiche un passo verso il futuro
Le Comunità energetiche sono nate e sono state normate grazie al decreto Milleproroghe unito ai provvedimenti di adeguamento di ARERA, l’autorità per l’energia. Il loro debutto ufficiale è arrivato con il D.Lgs 199/2021 che, attraverso i suoi decreti attuativi, renderà operativa la direttiva RED II sulla diffusione e promozione delle fonti rinnovabili. Un importante passo avanti imposto dall’Unione Europea verso il consumo collettivo. PlanGreen si rivela in questo senso un partner ideale per sviluppare in questa direzione gli investimenti già affrontati dai piccoli produttori di energia elettrica. Si tratta di impianti che consumano al massimo due terzi dell’energia prodotta e che se la condividessero potrebbero avvantaggiare un intero sistema.
L’adesione alle comunità è aperta e volontaria, c’è una totale autonomia ed è prevista la vicinanza degli impianti rinnovabili acquistati. In questo tipo di comunità entrano a far parte anche scuole, strutture legate alla manifattura, l’agricoltura, l’hotelerie e molto altro che ha di fatto un consumo sporadico o intermittente. La produzione da fotovoltaico durante i giorni di inattività di una struttura scolastica, per esempio, non viene condivisa di solito perché l’energia che le serve di norma viene ceduta in rete, in questo caso, unendo le forze in una comunità costituita da case, altre scuole, negozi, palazzi comunali, alberghi e aziende, si potrà concentrare il fabbisogno e ottimizzarlo al suo interno, sfruttando proprio quell’energia che verrà consumata dal resto della comunità. Questo permetterà di abbattere i costi della bolletta di tutti i partecipanti, oppure di destinare parte dei benefici derivanti da questa ridistribuzione proprio ai soggetti più deboli. A ciò si aggiunge il fatto che si tratta di energia rinnovabile, quindi pulita e sostenibile. Con un incentivo reale per ogni membro a trasformarsi non solo in consumatore, ma anche produttore.
Sharing Economy: accedere ai servizi è più importante del possederli
La comunità energetica si profila utile non solo per risparmio e ottimizzazione dei consumi ma ha un’altra funzione: l’aspetto culturale. La Sharing Economy punta a una trasformazione della percezione dei consumi, potenziando quegli aspetti di solidarietà ed etica che sono tipici della condivisione. In termini di numeri l’applicazione della Sharing Economy in Italia è stata studiata da un gruppo di ricerca del Politecnico di Milano, Energy & Strategy, che ha previsto la creazione di circa 26 mila comunità energetiche entro il 2025 costituite da 750 mila nuclei familiari, 150 mila uffici e 8 mila piccole e medie imprese. La realizzazione di queste nuove comunità sarà sostenuta da incentivi statali e da un impulso delle amministrazioni locali. Un concetto non semplice da comprendere se si è un singolo cittadino. PlanGreen per questo spinge nella direzione del pubblico: gli edifici di proprietà delle amministrazioni possono fare la differenza e aiutare l’intera comunità.
Inoltre PlanGreen si occupa di tutto: dall’analisi dei consumi, agli interventi di efficientamento, investe in proprio, gestisce il processo operativo e la manutenzione.